Il Giappone a colori by Laura Imai Messina

Il Giappone a colori by Laura Imai Messina

autore:Laura Imai Messina [Imai Messina, Laura]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2023-10-02T12:00:00+00:00


Il «kimono» bianco dell’imperatore.

Gli abiti bianchi indossati dagli dèi divennero successivamente gli abiti dell’imperatore. Omigoromo 小忌衣 rappresenta uno stato sacrale, nettato da tutte le impurità terrene. C’è una leggenda secondo cui la dea del sole Amaterasu Omikami indossava questo vestito quando riapparve dalla caverna, dove si era nascosta per sfuggire ai soprusi e ai dispetti spaventosi perpetuati dal fratello Susanoo. Mi pare peraltro coerente con l’immaginario di luce legato a questo mito di fondazione: Amaterasu, nel celarsi alla vista, aveva condannato il mondo all’oscurità e alle scorribande degli spiriti maligni, liberi di fare scorrerie ovunque. Attirata con vari stratagemmi, la dea esce dalla grotta e inonda del chiarore abbagliante del sole la terra.

Durante il periodo Heian, quando si tenevano cerimonie di particolare rilevanza come quella per l’ascesa al trono dell’imperatore (niiname-sai 新嘗祭) o la solenne preghiera per la pace e il benessere del paese, non solo l’imperatore stesso ma anche i funzionari governativi al di sotto della cerchia degli aristocratici indossavano l’omigoromo bianco. Era fatto di canapa macinata con gesso e, sul bianco della base, venivano stampati con il color indaco di montagna, yama-ai-zuri 山藍摺, elaborati motivi di farfalle, uccelli, rami di crisantemi e giovani pini. Ne esistono modelli con o senza maniche, altri con un cordino rosso e nero che pende dalla spalla destra.

Yamaaizuri è un blu-verde grigiastro spesso utilizzato per l’antica tecnica di tintura chiamata surizome 摺染, di cui si fa cenno persino nel Man’yōshū 万葉集 («Collezione di diecimila foglie»). Cerco di immaginarlo praticamente, non riesco ancora. Mi impunto. Consulto quel piccolo tesoretto di libri ed enciclopedie che mi scortano come guardie fedeli fin dall’inizio di questo viaggio nel Giappone a colori.

È al terzo tentativo che capisco come il surizome sia una tecnica di tintura che consiste nel posizionare uno stencil sul tessuto e poi nello strofinare il motivo con un pennello imbevuto di colore o nel batterlo fino ad assorbimento avvenuto. È una pratica antica, cosí antica che è iniziata con erba, foglie e fiori adagiati direttamente sui tessuti, poi strofinati sulle superfici affinché rimanesse loro addosso il colore di quegli ingredienti cosí semplici.

È lo stesso giorno in cui scopro quanto misteriosa sia l’esistenza dell’«indaco di montagna», yamaai 山藍. Non è solo un blu-verde grigiastro con cui si realizza il piú antico metodo di tintura a base vegetale in Giappone, ma rimane uno dei colori tradizionali piú pregiati. Eppure, e qui sta l’enigma, la resa finale, a quale tono veramente corrisponda, resta un mistero perché non esistono registrazioni esatte del colore e della tecnica di tintura. L’indaco di montagna, infatti, tendeva a sbiadire rapidamente, motivo per cui dal periodo Heian, momento di sua massima popolarità, la tecnica divenne gradualmente obsoleta. Per questo, resta come una citazione di cui non si conosce la fonte, ma la si immagina autorevole, alta: lo si cita soprattutto in una occasione solenne e rarissima, ovvero la cerimonia di ascensione al trono (niinamesai). È allora che l’imperatore indossa un abito la cui fantasia è tinta con indaco di montagna.

Immagino in quel momento tutti



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